Tu ci metti in orbita verso la santità

Zagara
Fiori di Zagara

Non respirare sabbia. Avrai tutte le allergie del tempo. Respira amore e i tuoi polmoni saranno una basilica di santità. Non cancellare nei tuoi occhi il nome della bellezza. Non eliminare dalle tue labbra il cognome dell’innocenza. Solo i baci incarnano l’eternità. Per favore, non sciupare il giorno che t’irradia d’incanto. Nessuna chiesa contiene tutto Dio.

Il tuo cuore è il santuario dell’eterno. Cristo spogliato di cielo, si è plasmato con il fango della tua argilla. Dorme sui marciapiedi, leccato solo da cani abbandonati. Anche lui è dinanzi alla tua porta. Lui è Lazzaro. Dio ha un nome, si chiama Lazzaro: colui che aiuta. E’ Dio che ti fa uscire dalla caverna di ogni buio. Splende nel tabernacolo dei vagabondi. Non pranza con quel ricco epulone, colui che non ha nome e che nella vita banchetta sempre.

L’uomo ricco è senza nome. Banchetta per essere nome. E’ colui che banchetta di continuo per essere. La ricchezza ti fa perdere la propria identità. Sei una bocca che banchetta lautamente, senza parole d’amore. E’ senza nome il banchiere del cibo. Per favore, non sciupare la libertà. Quel poveraccio che disprezzi, è colui che fiorisce sotto il sole. Ti ha legato alle sue caviglie con braccialetto di corallo e ti ha coronato di raggi il capo. Ha trasferito, sulla terra, il tesoro di suo padre e lo ha regalato ai pidocchiosi del mondo. Per questo nel più misero degli  uomini brilla l’immagine di Dio. Io sono quel peccatore pubblico che Cristo ha abbracciato.

Dio, più che morto, è assente nel potere. Cammina con me. Ora sento i suoi passi che non mi rimproverano di timore. Io so quando spunta l’aurora. Il suo bacio è la mia alba. Io non so quando finirà il dolore e fino a quando sopporterò la luce. Io sono stanco del bagliore della speranza. Sono stanco del cibo senza sale. Colui che mastica, mistica pure. Quando la mia mente non sarà più ubriaca di superbia, ti vedrò senza arrossire. Non fa niente, se la mia carne sarà nuda. Quando lo spirito bolle d’amore, si è sempre vivi. Io m’incarnerò nelle tue mani che tu stesso me le hai consacrato e sarò pane, e sarò bacio per ogni viandante stanco di tempo.

Tu ci metti in orbita verso la santità.

A me non basta una pedata per volare nel tuo cielo. Tuttavia non prendo distanza dalla tua sapienza, come tu non prendi distanza da tua madre e dalla mia pochezza. Sono assordato dal silenzio della cattedrale del creato. Non voglio rimanere nell’incenso che mi strozza il respiro. I tuoi consigli sono fogli di spirito. Solo il cuore, li sa leggere dentro. Si spegne subito il rumore dei peccati, come sordi rintocchi della sera che finisce. In te non c’è frastuono. In te niente è morire, tutto è vivere daccapo. Ciò che più conta è il tuo amore che ci fa essere per sempre. Ciò che più conta è amare, e sei in una foglia, e sei in un seme, e sei in un’onda che va e che viene. Sei quella nube a forma di cherubino che, con il fiato della tromba, suona il cielo. Tu sei persino il fiato con cui tutto è stato creato. Non ti basta per respirare? Con il respiro, Dio concepisce gli universi. Tu, sulle balze del paradiso, sei un volo senza fine. Non sei un interstizio tra le vocali e le consonanti della parola “morte”. Non sei un calendario a finire. Ogni giorno crea un universo e ogni universo crea un altro immenso. Tu sei quella spirale che non finisce mai. Gira e rigira e ti ruota dentro l’infinito.

Paolo Turturro

2 thoughts on “Tu ci metti in orbita verso la santità

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *