Dialogo d’amore – 3

Anch’io ti ho visto,

fatto ignudo

dall’incredulità della gente.

Ti ho visto d’oro

nelle basiliche

gelide d’amore.

Ti visto pazzo,

come giullare,

nelle grasse risate dei palazzi.

Non so proprio

perché sei innamorato

dei pezzenti.

Non so proprio

perché sei dentro di me.

Hai reso persino gli angeli

gelosi del mio cuore.

Sei lo sposo della mezzanotte,

quando la mia lampada

è ormai spenta.

Non ti importa

del mio stato d’inferiorità,

di avvilimento e di fallimento.

Io sono tutto per te.

Hai gettato

una manciata di sale

sulle mie aperte ferite

e hai seppellito nel nulla

tutti i miei drammi e peccati.

Di olio hai unto

i miei capelli bianchi,

arricciati di stanchezza.

Io non ti ho mai ascoltato,

perché nella torre di Babele

nessuno dei due

ascolta l’altro.

Nessuno si è accorto in Palestina

che tu eri il figlio dell’amore,

quel figlio che tutti noi cerchiamo

nel vuoto della nostra esistenza.

Io ti ho visto scendere

dentro l’ ombra della mia carne

e risalirmi dal baratro

sulle tue spalle.

Hai percorso a lungo

le intricate longitudini

del mio morto pianeta,

per trovarmi chiuso

dentro il parallelo del mio egoismo. Dipax

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