Il canestro pieno di ricci

Il canestro pieno di ricci

Alberto, il nostro pescatore, conosceva tutti i fondali marini della scogliera della muraglia.

Il pescatore e il mare di Giovinazzo, due viventi a lottare le burrasche.

Il pianto gli offuscava gli occhi a non vedere le menzogne, perché potesse contemplare la grazia che germogliava dalle lacrime.

Chi è solo riscalda come il sole.

“Ora nascondere è legale, tutto è nascosto, confidava al suo amico Enzo, sul lungomare della cattedrale. Quel lungomare divenuto ora il fronte della pace, come don Tonino voleva. Siamo smarriti e nessuno conosce la verità. Tutto è nascosto! Vedi il cantante mascherato, vedi il sessista mascherato, che invita allo stupro e a uccidere. Che orribile la Rai, lo sceglie persino per Sanremo. Tutto è nascosto! Vedi in soliti ignoti, vedi gli appalti, vedi la giustizia sepolta”.

Si comincia a essere felici nella nudità dei propri pensieri.

Alberto non scriveva nulla nel fondale dei ricci. Tutto annotava in mente,

indelebile nei ricordi. In piazza san Felice svuotava i ricci sul bancone pieno di alghe di mare e i suoi cittadini faceva a gara a comprarli.

Un giorno passò da quelle parti una vecchietta con un cesto di fresie, raccolte presso la Torre don Ciccio. Alberto, giovane e innamorato com’era, le chiese un mazzo di quei fiori profumati.

“Sono per Maria? – commentò teneramente la donna delle fresie”.

Alberto ammutolì di vergogna.

“Sanno troppe cose queste tue fresie, su dammene e via. Io ti darò in cambio un bel canestro pieno di ricci”.

“E’ giusto, esclamò la vecchietta. I ricci sono spine e le fresie profumo. Mica vorresti donare a Serafina, nel tuo fidanzamento, un fazzoletto di lacrime e dolori!”.

E’ bello coniugare la saggezza degli anziani a quella dei giovani. Dipax

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