Io non ho mai cantato gli inni della morte

Borgo della Pace
Borgo della Pace

Le tenebre mi perseguitano per tale motivo. Noi abbiamo almeno una volta disperato di Dio. Per questo l’inverno nei nostri cuori è tornato e l’eden spoglio è rimasto dietro e lontano da noi. L’uomo ha voluto vivere sempre con la ragione, dimenticando di essere amore. Abbiamo condannato profeti e i nostri figli hanno edificato monumenti, trofei, medaglie e diplomi.

Tuttora coloro che ti hanno processato, ti vogliono donare una laurea ad honorem. Non sanno che le corone di alloro e i momenti di silenzio attorno all’altare della Patria, dimostrano un’atavica cattiveria. Quanto costano gli eroi? Il rischio è la notte. Non sai se, salutando la sera, potresti rivedere l’indomani i tuoi amici con cui dubitavi del giorno. Noi non abbiamo sentito i passi della ronda razzista, che opprimevano i nostri liberi amici a nascondersi sotto le caverne. Dov’è Primo Levi? Dov’è Anna Frank? Dov’è Martin Luther King? Ora pensiamo come loro, senza paure di nascondigli. Il selciato dei carri armati incuteva loro la fuga di finire. Noi non sappiamo che cosa è la falce della morte. Non impicchiamo il pensiero, solo perché il nostro è diverso dagli altri.

Torniamo a sperare, come il giorno ritorna dalla notte e come la primavera torna a fiorire non solo nei campi. Dio non si è pentito che tu possa ancora generare non solo figli. Non ascoltare il vento che ti raffica schiaffi di dubbi. Fatti concepire dai raggi della luce la speranza che Dio mai ha abbandonato. Torniamo al cuore, capace di sapere più di ogni mente. Torniamo all’uomo, questo incanto per cui Cristo è morto. Torniamo ad amare che ci fa eterni.

Monsignore, non infrangere il vangelo nelle pietre dei tuoi guanti. Sappi, è nato un giorno nuovo che nessuno ha mai visto. Sappi, in quella culla vibra un vagito, ancora qualcuno è nato. Senti, spogliati del potere, già le tue ginocchia sono traballanti e cadenti. Nessun passo in più ti è dato di fare con la tua mitra tempestata di gemme. Sappi, tutto deve ancora avvenire, anche la tua santità. Anch’io sarò nella schiera dei grandi convertiti. I dogma svaniranno a conoscerli. Ritornando nell’eden, continueremo a profetizzare e dinanzi al volto santo ci convertiremo eternamente. Che bello divenire sempre nuovi! No, le guerre fatue non sono soltanto il Male. No, i peccati dell’amore non sono il Male. Il Male è non Amare. Il Male è attaccarsi al denaro. Lo scheletro del Male è il dio Denaro che abbrutisce ciò che Dio ha concepito.

Tu vai avanti con i passi e con il tintinnio dei soldi e non puoi splendere della bellezza del giorno dell’innocenza. Non indossare lo scialle della preghiera, spillato di frange e di filatteri. Non farti torturare dai pensieri malvagi, solo per possedere la ricchezza che è la pece per imbalsamarti. Finirai sabbia, perché non hai amato. Chi non ama, muore davvero. Esci dal tunnel del nulla. Perdona i preti che ti hanno fatto credere allo splendore dell’oro. Perdona le chiese, intonacate di tesori di secoli. Perdona, ti hanno ridotto a un re Mida. Perdona, io voglio annunciarti che i poveri che tu hai emarginato, hanno il cuore pieno d’amore e profondo quanto l’immenso. Sono pronti a donartelo. Non vergognarti. Scendi a bere al loro calice, gusterai finalmente la bevanda della salvezza.

Perdonami, esci all’aperto. Non ci sono più sacrestie che ti possano custodire. L’aria nelle chiese è stantia non solo d’incenso. L’umidità del sapere corto emana un tanfo di muffa di superbia che allontana tanti fedeli. Guarda anche una lumaca è felice di andare lento, a raggiungere l’eternità. Ascolta come pigola un uccello, tu non potrai volare come lui. Tuffati nelle onde della pochezza della povertà. Sii l’anawin di Dio. Il povero che va verso Dio. Ecco che vuol dire essere: Beati i poveri in spirito. Spogliato di potere, ti ossigenerai di sicurezza. Quel ruscello della libertà, come al Giordano, ti rinfrescherà di nuovo battesimo e di vera santità.  Amico, anche tu sei nato per essere un grammo, un piccolo frammento d’amore dell’eternità.

Paolo Turturro

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