
Non mi fido dei vostri sguardi,
avete gli occhi troppo vicini.
Finché sarai fortunato
canterai con molti amici,
ma i tempi fortunati svaniscono
e rimarrai tutto solo (solus eris).
Si irrigidisce l’anima
dinanzi alle brutture di Gaza.
Non faccio una piega nel dolore.
Io do all’altro il mio pane.
Come cantare nella striscia di Gaza?
Come sono mute le corde dei violini,
vibrate nel tempo normale,
assieme nel silenzio suonano le melodie.
Anche gli alberi crescono separati
l’uno dall’altro e l’uno dall’altro
si proteggono e svettano assieme
nel cielo che li avvolge come una madre.
Quanti missili piombino
a massacrare centinaia di bambini.
Questi tempi sono violenti
e non lasciano spazio
a sognare la vita normale.
Il tempo è muto dinanzi ai massacri
delle città, dei palazzi crollati
e della strade a cumuli di cemento.
Siamo in una bolgia dantesca,
eppure c’è chi sigla
una tregua per sognare
il Nobel della pace.
Assurdità, bestialità è il loro coraggio.
Un coraggio che costa denaro,
alla faccia di miliardi di armi.
Eppure la vita è ben altra.
Sono viandante delle beatitudini.
Beati voi che vi arricchite
dello spirito del vostro cuore.
Paolo Turturro
