
Forse ho amato troppo.
Forse la vita mi ha donato
tanto per amare.
Non scarto i giorni
per allungare la vita.
Non c’è fiume che impedisca
di attraversare l’incanto dell’impossibile.
Tutto ho letto nella vita.
Un frammento di tela
è la voce di chi squarciava
Van Dick nell’oratorio dell’Immacolata,
scrive ancora san Matteo.
L’ombra di un albero mi ricorda
il mio amato grafico di Messina.
Ciulla mi penetra nell’aldilà
dei colori, panorama
squarciato dalle rocce.
Tutto qui è possibile vedere,
anche i silenzi che mi segnalano la vita.
Qui lascio i miei palpiti,
i miei sogni di angeli
che esprimano saggezza.
Nascoste sono le bottiglie
dipinte a mano dalle signore di Giampilieri.
Quanti versi di poesie
sono nascoste in queste mura.
Doni elargiti, doni versati,
doni ancora sognati.
Non bastano libri
a contenere i lamenti.
Il mondo è di Dio
e nel mondo non c’è più Dio.
Io credo ma non so se riuscirò a vederlo.
Io credo e tutto si realizza in lui.
Io credo e triste è vedere
ciò che non si può contemplare.
Io credo e i boschi e i sentieri
mi allontanano da Lui.
Tutto tace nel silenzio di chi cresce.
Cresce la vita nell’oscurità di non sapere.
Io so e credo fermamente
nell’assoluto che non si vede.
Chiudo gli occhi
e contemplo tutto
ciò che non si può estasiare.
Paolo Turturro
