I libri

Dal tramonto del Borgo Vecchio

Ogni giorno traffico con le profezie. I libri? Pagine dell’universo!

Nascono nel mio sangue e il cuore fa fatica a batterli a ritmo di verità.

Il soffitto della mia mente è denso di libri. Apro il cervello per fare entrare in me ciò che non so del buco nero.

Ogni profezia mi resta dentro, se la pronuncio, la soffoco.

Fin da bambino ho eseguito il comando che mi è sceso dall’alto. Era un ordine!

Non mi potevo sottrarre. Vivevo chiuso in una stanza di carta e appena aprivo una pagina, mi trovavo fuori del tempo, fuori da ogni cosa.

In queste pagine ho rasentato altezze e ho distrutto ogni bassezza.

Leggere è un morbo e io l’ho ereditato da mio padre. Lui non credeva ai preti, per questo io sono divenuto uno di loro.

E’ un morbo infettivo, non difettivo.

La gente chiusa, giudica tutti, è difettiva.

Il cranio che mi ritrovo è una sinfonia di pensieri infiniti. Non riesco ad ascoltarli tutti. Si mettono in onda tutti assieme. E’ una burrasca di intuizioni.

E’ uno sciame di api che mi rivoluziona il sapere, per nutrirmi di continue sensazioni.

E’ un cielo che racchiude voci solo del silenzio.

Io sono quelle pagine mai scritte da nessuno.

A Dio non piacciono le tue preghiere recitate ma scritte dagli altri.

Io adoro, sgombro di misteri.

Io penso, sgombro di filosofia.

Io mi nutro, sgombro di carne.

Sono uno spazio aperto,

come quello delle carovane degli zingari

in cerca dello spazio di nessuno. Dipax

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