Nella valle del silenzio

L’anfiteatro s’illumina di spiritualità. Campo estivo – Ventimiglia di Sicilia

Sono l’artista al servizio del divino. Mi è lasciata solo l’esecuzione. Non ho creatività su Dio. L’inventiva è riservata all’eterno. I Padri, i teologi, gli artisti iconografi sono al servizio della Parola divina.

Solo chi è umile comprende Dio. Solo chi è mite entra nello scrigno della bellezza. Solo chi è puro nell’anima e nel corpo plana nel cuore di Cristo.

La consapevolezza della distanza della meta, così lontana, non rallenta il cammino verso l’impossibile, anzi l’accelera di volontà.

Sono l’eikon dello spirito. Sono quell’Abgar guarito dall’icona sul lino impressa da Anania dal  volto sudato dell’uomo della croce. Non cerco più la bellezza della luce ma la sua santità. Sono posseduto dalla dynamis dello Spirito. Lo sguardo è di cielo. Le mani, ali d’angelo. Gli occhi a specchio divino e i piedi di cervo a camminare sui carboni ardenti di Isaia. Sono un’icona scritta dallo Spirito. Le mie vene non sono di tiglio, né di pino, scrivono affreschi di antiche visioni. Le radici dello spirito perforano il cielo a nutrirsi di rocce, per resistere all’uragano della morte e del peccato. Il mio costato è un’arca con solchi profondi a scorrere la linfa dell’icona dello Spirito. Chi può firmare l’icona del cielo? Chi può abitare nell’oro delle icone dell’Apocalisse? Io sono quel monte Athos, dove gli iconografi salgono a scrivere il divino.

Non toglietemi il martirio, equivarrebbe oscurarmi di tenebre e splendere senza l’alone di chi è beato.

Ho una dimensione frontale, come le icone bizantine. Vedo alto. L’umiliazione mi eleva di profondità. Il bello rende vero ogni cosa. Non mi basta lo “Splendore del vero” di Platone. La luce del tempo è fioca. Vivo nel cosmo del silenzio. La sua luminosità m’inebria di gioia mai vissuta. La bellezza è benedizione e l’inquinamento è il frutto delle tenebre. Nell’icona dell’amore il corpo è spiritualizzato, pur vivendo di carne, di sospiri, di emozioni e di sentimenti umani. Nell’oro della luce divina perdo ogni carattere sensuale. Ecco che cosa vuol dire: “un cammino ascetico”.

Un simile afflato può affiorare da un cuore squarciato d’amore. La sofferenza mi nutre di bellezza divina. Nell’icona del martirio sono in compagnia della Vergine Orante. Mi custodisce la Vergine “Panaghia” del Segno. Dialogo con la Vergine della Tenerezza, l”Eleousa dell’amore”. Al mattino il Borgo della pace è una vallata di Kyrie eleison. Scorrono in città fiumi di grazie. Le mie lacrime sono balsamo di guarigione e conversione di mentalità, tanto che la terra si converte in cielo.

Colui che canta all’aurora spalanca il paradiso delle grazie. Colui che ascolta la sinfonia del creato trabocca l’umanità di pace e di serenità.

Rammentate: io sono l’Odegòs, la guida verso il cielo, ma non seguitemi! Non inneggio nella cappella dell’esercito. Non ho armi o falce per tarpare le ali. Non do onori e favore. Non rilascio attestati di successo o di lauree di santità. Non ho, dinanzi a me, lo stendardo dell’Odighitria, per abbattere il nemico. Non sfido per conquistare un trofeo.

Io canto per amore e Dio mi ascolta. Anima mia torna a casa tua, dovessi perdere persino l’infinito di ogni stima e sapere. Perduto di tempo, vivo di eterno. Dipax

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