Il trionfo sulla morte e sul peccato

E’ la battaglia di Cristo.

Uccisa è la morte!

Inizia il trionfo.

Come ogni imperatore dopo la vittoria su una battaglia torna alla sua città, per essere incoronato di gloria; egli entra dalla porta principale della sua città. Al vincitore gli si preparano onori, cortei di soldati, cortei di gente con palme e simboli di gloria, così Cristo entra nella sua Gerusalemme, senza vittoria di armi e di trofei di schiavi e di bauli di oro e di argento. Nessuno del sinedrio prepara la sua entrata. Tutti gli sono contro! E’ inimmaginabile il suo trionfo. Il suo trionfo è nel cuore della Pasqua ebraica. Non ci sono cavalieri a scortarlo. Non ci sono messaggeri ad annunciarlo. Solo i suoi apostoli sono pronti a entrare nella città santa. “Andate da un mio amico, ditegli che sto per arrivare a celebrare la Pasqua a casa sua. Ci sarà un asino pronto per me. Un asino cavalcato ancora da nessuno”. La gente riconosce i profeti, riconosce le persone buone. Basta un piccolo segnale e tutti si muovono. Inizia il corteo con rami frondosi e con palme verdeggianti. Inizia il cammino della vittoria.

La città si sveglia agli Osanna al Figlio di Davide. Cristo entra con corteo solenne di acclamazioni. Procede fino all’altare. Il suo altare è la croce, lassù a cielo aperto. Lassù senza una chiesa chiusa. Lassù senza un’appartenenza di riti e parole. Proprio lassù avverrà la sua vittoria. Proprio lassù ci sarà il trionfo sulla morte e sul peccato.

Entra nella casa del suo amico. Non entra nel tempio di Gerusalemme. Instaura la chiesa del cielo, la chiesa della famiglia, una chiesa senza mura, senza appartenenze. Entra in una casa a celebrare la nuova Pasqua, la Pasqua di Dio. La sua comunità, fatta di apostoli e di gente semplice e convertita si prepara alla Pasqua ebraica. Tutto è pronto, eccetto l’agnello per ogni famiglia. Tutto è pronto a vivere: “Questa notte è diversa”. E’ diversa davvero! L’Agnello è una persona. L’Agnello è il figlio di Dio. Non tutti sono pronti alla novità. Non tutti vogliono cambiare le tradizioni. Dov’è l’agnello? Solo erbe amare! Solo vino a sangue perenne? Dov’è la Pasqua ebraica! Dov’è il nuovo passaggio! Qualcuno ancora si ribella alla novità! Non basta una borsa di denaro, per liberarci dalla schiavitù romana! Non basta un sacrificio silenzioso, per mandare via gli stranieri. Così Giuda si ribella. Questo suo dialogo scontroso con Cristo non viene per niente riportato dagli evangelisti. Solo il finale:“Basta, fai quello che vuoi! Basta, fai quello che devi fare!”. Sembra una vera rottura con Giuda. Giuda non ci sta più alle parole promettenti di Cristo. Giuda non comprende che la vera liberazioni è dentro l’uomo. Esce dalla vita per conquistare la morte del denaro. Esce dalla vita, forse per conquistare la sua fine. Non possiamo affatto giudicare ciò che avviene dentro ognuno di noi. Spezza il pane, ma non condivide il Pane del maestro.

Esce dal cuore, per entrare nella mente dei perché e delle opinioni della terra. Esce dallo spirito per fondarsi nello spirito dell’avverso. In Sicilia, nel periodo di Pasqua, lo ricordano come l’Albero di Giuda, perché quell’albero proprio a Pasqua fiorisce rami con fiori rossi, come un albero che sanguina dolore.

Ogni vittoria è dolorosa. Ogni vittoria sanguina. Ogni vittoria è una morte. Così Cristo muore proprio nella cena dell’Agnello. Nella cena del Nuovo Pane. Non c’è l’agnello. E’ Cristo l’Agnello. Come è difficile capire Dio! Non si comprende senza il sangue. Non si vede Dio nella normalità. Il miracolo è sempre una voglia di strabiliarsi. Cristo vuole stupirci nella normalità. Gli apostoli non comprendono. Io non capisco perché il dolore porta alla gioia. Io non afferro che il divino muoia per amore. E’ difficile salire sul monte dell’angoscia, sul monte degli ulivi, sul monte dove Dio stesso grida:” L’anima mia è turbata fino alla morte”. Come può un’anima morire? Cristo suda sangue, affinché nessuna anima muoia. Questo è il miracolo che ci appartiene. Questo è il miracolo che ci stupisce. Non morire in eterno! Questa è la Pasqua che Cristo ci dona a passare! Questa è la Pasqua che ci libera per sempre dalla morte e dal peccato. L’assurdità è nei nostri occhi. L’assurdità è nel nostro cuore. Procediamo ad amare. Andiamo a comandare l’amore.

C’era un bacile nel cenacolo, in questa stanza del suo amico. Cristo fissa lo sguardo su quell’acqua. Si alza, si toglie le sue vesti. Chiede a una donna un grembiule e se lo cinge ai fianchi. Si, la mangerete in fretta la mia Pasqua, con la cintura ai fianchi. Prende la brocca e il bacile e procede a lavare i piedi, cominciando da Pietro. Tuttora questa lavanda dei piedi è divenuta un rito e non uno stile di vita. Un volta all’anno e davanti a tutti è bello gloriarsi. Invece Cristo ci insegna la Chiesa del grembiule! La quotidianità del servizio, la quotidianità dell’amore! Il servizio non è un’autorità, né possiamo vestirci di autorità per servire. L’autorità per servire è solo un dettame di autorità, per conquistare o acquietare le coscienze.

Cristo procede. Deve salire ancora, deve tanto salire, prima sul monte degli ulivi, poi sul monte del Calvario e infine sul Monte della Galilea, il monte della Risurrezione.

Quanti monti! Quante altezze! Quante salite! Cristo esce dal cenacolo e va. Va! Sale sul monte dove l’uomo tradisce. Va all’incontro con colui che bacia a tradimento. Va ugualmente all’incontro dell’amore. Non pensiate che Cristo non capisca l’incontro, non pensiate che Cristo non comprenda che un uomo possa tradire anche con l’affetto menzognero. Capita a tutti, anche a me! Forse anche a te! Va con la chiarezza della sua risposta: “Ero sempre in mezzo a voi, perché siete venuti ora con armi e bastoni a prendermi?”. La vittoria inizia, sopportando il tradimento. La vittoria inizia senza rispondere alla violenza. Lascia la spada, Pietro. Lascia il denaro, Chiesa! La vittoria inizia con il silenzio. Un processo senza una parte civile. Un processo nascosto di notte. Il processo della notte! Il processo dell’oscurità! Un processo solo nel cortile dei Gentili. Un processo, dove nessuno poteva controbattere. Un processo con il verdetto stabilito nelle stanze oscure. E’ il processo di Dio che non risponde alle assurdità del condannare degli uomini. E’ il processo dell’amore di Dio, per amare bisogna essere condannati. Inizia l’altare, fatto di croce, di sputi e di flagellazioni. Inizia l’altare fatto di incontri con la madre, con le pie donne e con il popolo santo che lamenta e non comprende. Inizia l’altare a cadere sotto il peso dei giudizi. Inizia l’altare, senza rami osannanti. Inizia l’altare con l’essere spogliato di Dio. Inizia l’altare inchiodato a un palo. Inizia il sacrificio a scorrere sangue dal capo, dalle mani, dai piedi e dal costato. E’ la lancia a chiudere la morte. Dal suo costato escono sangue e acqua. E’ il lavacro battesimale per tutta la creazione. Nuova è la creazione. Nuovo è il cielo. Nuovo è la vita di ogni vivente. Cristo apre le braccia al cielo e grida al Padre:
“Tutto è compiuto!”. Tutto è consacrato nella santità! Tutto è consacrato nella perfezione! In quell’offerta ci siamo tutti noi. In quell’offerta è la nuova creazione. Quell’offerta è la Vera Risurrezione. Cristo risorge in quell’offerta al Padre. Cristo risorge dalla croce. Cristo risorge dalla morte. Cristo risorge dal peccato del mondo. E’ la nuova creazione! E’ la Pasqua del Signore! Non c’è tomba che possa accogliere il divino. Non c’è sepolcro, dove possa esserci la vita.

Non cercare tra i morti la vita. Non cercare nella legge la giustizia! Non cercare nel denaro la vittoria! Non cercare nel peccato la risurrezione. Cristo è la nostra Pasqua! E’ l’invito che suor Anna Maria Canopi ci fece nel dono del suo libro a Dipingi la pace. Grazie, Anna Maria, ora abbracciaci Cristo nostra Pasqua.

Dalla mia croce sto già risorgendo. P. Paolo Turturro

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